Il cinque agosto del novantasette mi trovavo a Fort William, vi ero giunto
in sette giorni da Glasgow seguendo la West Highland Way. Sul libro “Long
distance walks in Scotland” di Arthur Steward (edito dalla Crowood Press)
avevo letto il resoconto di un’escursione il cui itinerario si sviluppava
nella penisola di Knoidart. Non disponendo di un’auto e non intendendo
compiere un giro ad anello che mi riportasse nel luogo di partenza, modificai
sostanzialmente il percorso.Da Fort William con il treno diretto a Mallaig,
mi portai a Glenfinnan, località sita nella parte terminale del Loch Shiel.
Da qui risalii il glen percorrendo una comoda strada asfaltata che, trasformandosi
successivamente in carrareccia e poi in sentiero porta sino al colle di
quota 471, sito tra le cime di Streap a sud e Sgurr Thuilm a nord. Superato
il colle ci si affaccia sul vallone che porterà al Loch Arkaig e sulle
montagne che lo costeggiano a settentrione.
Si scende lungo il Glean à Chaorainn su terreno umido e privo di sentiero
sino al Glean Pean, attraversato il quale su un comodo ponte si raggiunge
una carrareccia, questa girando intorno al basso Monadh Gorm (478) ci
conduce al bivacco A’ Chùil. Il bivacco per quanto essenziale, offre due
camini, ed un comodo corso d’acqua dal quale approvvigionarsi per bere,
cucinare e lavarsi.
Il bivacco per quanto essenziale, offre due camini, ed un comodo corso
d’acqua dal quale approvvigionarsi per bere, cucinare e lavarsi. Dal bivacco
si gode di un’ottima visuale sul glen, dove si individua con facilità
Upper Dessary, abitazione in tipico stile scozzese e sulle montagne circostanti
dove, con una certa facilità, si possono vedere, numerosi, i cervi. Dal
bivacco la carrareccia risale la valle seguendo il fiume, per trasformarsi
in sentiero una volta attraversatolo. Superato il colle a sud del Garbh
Chioch Mhor si scende verso la parte terminale del Loch Nevis, braccio
di mare che si insinua per oltre quindici chilometri tra le montagne scozzesi.
Nei pressi della spiaggia di Finiskaig sorge un bivacco, che stando ai
cartelli appesi allo ingresso era invaso dai topi. Le amache tese all’interno
non erano un sufficiente incoraggiamento a passarvi la notte. Per raggiungere
Inverie Bay, all’imbocco del Loch Nevis, si deve superare un dislivello
di circa 550 metri su una distanza di circa due chilometri, il ripido
tratto porta nel Gleann Meadail, dove un buon sentiero, poco impegnativo
permette di gustarsi la vista su Inverie e il mare. La minuscola località
dispone di pochi chilometri di strada asfaltata che consentono di raggiungere
la parte più occidentale della penisola. Il paese, nove case in tutto,
offre al turista l’Old Forge Pub, un piccolo commestibile e l’Estated
Office, sui cui vetri trovano posto avvisi che danno la reale idea di
quanto la penisola sia isolata: il dottore giunge due volte la settimana,
se le condizioni del mare lo consentono.
Prima di arrivare allo sparuto gruppo di case che costituisce il villaggio
si trova, lungo la strada un ostello indipendente, nel novantasette questo
era molto lontano dagli standard della Scotish Youth Hostel Association,
facendo quasi preferire una sistemazione in tenda. Lasciando Invero diretti
a est, si imbocca la carrareccia che porta al lago Loch an Dubh-Lochain,
da qui si prosegue su sentiero seguendo il torrente che alimenta il lago
fino a giungere al colle di quota 450, oltre il quale la vista si allarga
su Barrisdale Bay. Sulla spiaggia seccano ammassi di alghe portati dalle
, mentre le pecore brucano l’erba cresciuta sopra i piccoli, bassi isolotti
che costellano il bagnasciuga. Nei pressi della spiaggia c’è un bivacco
(nel ’97 in ristrutturazione) con annessa area da campeggio, un cartello
indica che per i successivi dieci chilometri circa, che separano da Kinloch
Hourn, il campeggio non è più consentito. L’estate scozzese può farci
affrontare sostanziali variazioni climatiche, presentandoci un giorno
tempo uggioso con temperature autunnali, che ci fanno cercare nello zaino
un confortevole pile, e il giorno dopo uno splendido, caldissimo sole,
che può portare la colonnina di mercurio a sfiorare i trenta gradi centigradi
e la pelle ad arrossarsi per inaspettate scottature.
L’acqua del mare che si insinua nei profondi loch, appare pulitissima
e fresca, invitante quando il sole batte a picco. Se ci si leva gli scarponi
per rinfrescarsi gli affaticati e accaldati piedi, non si deve scordare
che le onnipresenti pecore, bellissime le black face, portano con se antipatici
insetti parassiti: le zecche! Non è raro scoprire asciugandosi i piedi
che attaccata alla pelle vi è un’orrida zecca. Per una maggior conoscenza
del fenomeno alcuni anni fa si poteva richiedere all’Azienda Sanitaria
di Feltre un Interessantissima brossure sull’argomento. Il sentiero si
snoda lungo la costa, incrociando il corso di alcuni freschissimi ruscelli,
risalendo il fianco della montagna, per evitare le costruzioni di Runival
e Skiary, con brevi ma ripide salite. Giunti
a Kinloch Hourn si individua con facilità sulla riva settentrionale del
torrente un ampio prato dove è consentito campeggiare. L’area verde,
apparentemente da sogno, nasconde in estate una fastidiosissima insidia: i
medgees! Questi sono minuscoli moscerini che infestano in sciami le zone
verdi e umide, non ventilate. Il loro morso provoca dolore e fastidio
inversamente proporzionali alle loro dimensioni. Un buon repellente evita
le punture, me non è sufficiente a eliminare il tremendo fastidio del
sentirseli comunque ronzare attorno, posarsi sulla pelle, infilarsi nelle
orecchie e negli occhi! I cappelli con zanzariera, che al mio arrivo tanto
mi avevano fatto sorridere, acquistarono immediatamente un senso nel
momento in cui tentai di dormire sotto il solo poncho disposto a tendina
sul prato dell’area da campeggio.
Il giorno seguente mi trovai sul mio corpo oltre duecento morsicature e mi
trascinai per i due giorni seguenti in uno stato di malessere generale con
senso di debolezza, nausea e capogiri.
Da Kinloch Hourn (ultima parte del tragitto non coperta dalla carta
riprodotta in questa pagina) si percorre per circa un chilometro la strada
asfaltata in direzione del Loch Quoich, giunti al piccolo lago Loch Coire
Shùbh si lascia la strada e attraversato il torrente che le corre a
fianco ci si inerpica con direzione nord-est lungo il valloncello in cui
scorre l’Allt Coire Sgoireadail. Scavalcato il colle a circa 520 metri
di quota, si scende verso la carrareccia sul fondo del Glen Quoich.
Raggiuntala ci si accorge
che verso la direzione di nostro interesse, ovest nord-ovest, non c’è
alcuna via, sebbene la carta la
riporti. Da qui conviene muoversi con la
bussola per raggiungere con precisione il passo di Bealach Duibh Leac, tra
le cime di Sgurr a’ Bhac Chaolais (q.885) e di Creag nan Damh. Il
terreno privo di qualsiasi tracciato e coperto di erica e muschi rende
l’avanzata lenta. Coperto con fatica l’ultimo ripido tratto si giunge
alla cresta, da dove il sentiero scende verso la rotabile A87, come
indicato sulla carta, raggiungendola presso il ponte di quota 37. Con
un briciolo di fortuna, esponendo il pollice alle auto in transito, si
verrà caricati, magari da qualche locale, raggiungendo in breve le
località successive, ricche di strutture turistiche dove soggiornare.
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